Sfogo #12/16



Siete delle bestie. Delle luride disgustose bestie. Anzi, siete peggio: almeno le bestie seguono un istinto. Voi nemmeno quello. Voi lo fate apposta. Voi, esseri umani, scegliete di essere bestie. Dimostrando ogni giorno che la razza umana, tranne poche eccezioni, meriterebbe di estinguersi e non certo di dominare le altre specie animali.
La maleducazione, ad esempio. Ormai chiunque di voi sa che quando si entra in un posto bisogna salutare. E tutti voi sapete che, se una persona vi saluta, è buona norma contraccambiare il saluto. Ognuno di voi sa che bisogna mantenere la porta ad una persona con le mani occupate, oppure che bisogna far scendere i passeggeri dal bus o dal treno prima di salirci. Sapete che in bagno bisogna alzare la tavoletta; eppure continuate a pisciarci sopra. Quando c'è una fila di persone davanti a voi, dovete mettervi in coda e attendere il vostro turno; eppure continuate a passare davanti, confidando sul fatto che nessuno vi dica nulla - o al massimo vi auguri, parlando tra sé, una morte lenta e dolorosa. Se dovete fare un servizio urgente e lasciate l'auto in seconda fila, sarebbe buona creanza prestare particolare attenzione alle auto che state bloccando: se uno deve uscire, non può passare decine di minuti a suonare il clacson sperando che voi vi degnate di uscire e spostare l'auto!
E invece niente. Continuate a non salutare, a non ricambiare i saluti, a lasciar chiudere le porte, a non attendere la discesa dei passeggeri, a pisciare fuori dalla tazza, a non rispettare la fila, a non attendere il vostro turno, a parcheggiare come cazzo vi pare. E chi se ne fotte degli altri, delle loro mani occupate, dei loro piedi che non riescono a scendere dal treno, del piscio che impregna le scarpe, dei coglioni in fila, dei poveri cristi che devono uscire con l'auto.
Se esistesse una giustizia divina, non avreste scampo. Sareste fulminati all'istanto. Per voi non ci sarebbe posto in paradiso. Ma per fortuna - vostra, ma in fondo anche nostra - il paradiso non esiste. E la giustizia divina nemmeno.
Resta la giustizia degli Uomini. E quella veste i panni della Vendetta. O della Punizione.

[Lord Styrner]


Sfogo #11/16



Non aver paura. Ho quasi finito. Ho tolto il coltello di mezzo. Ti ho tagliuzzato abbastanza. 
Sembri uno di quegli adolescenti che si tagliano sulle braccia. "Emo", mi pare si chiamino così. Coglioni. Anche nell'autolesionismo ci vuole una logica, e loro non ce l'hanno. Si tagliano per moda. Coglioni. Tu invece non sei un adolescente coglione, vero? Se un bel cinquantenne, amministratore delegato d'azienda. Sei un manager. Uno con la macchina difficile e il licenziamento facile. 
Tu non sei un coglione. Sei un bastardo.
Aspetta solo un attimo. Fammi fare un ultimo taglietto qui...

Ecco fatto. Adesso siamo a posto. Non ti dimenare così tanto! Non posso credere che questo taglietto sia stato più doloroso degli altri! Quando ti ho strappato una ad una le unghie dei piedi non hai fatto tutta 'sta scena. Hai sofferto con più dignità. Che fai, mi scadi proprio ora che ci avviamo alla fine? Vedi, queste cose mi fanno davvero incazzare. E poi, quando passa l'incazzatura, mi rimane la delusione. E la delusione si tramuta in disperazione.
Sai cosa faccio quando sono disperato? Non ne hai idea. Davvero. Tremeresti se te lo raccontassi. Figuriamoci se te lo facessi vivere in diretta.

Bravo, così. Calmati. Tanto non può sentirti nessuno. Né le troie che ti scopi con frequenza invidiabile né gli operai che hai mandato sul lastrico due mesi fa. Sei solo qui, nella tua bella realtà aziendale del nordest produttivo. Ci sono solo io a farti compagnia. Sei contento, vero? Muovi la testa e rispondi. Esatto, bravissimo. 
Vedi: io non volevo farti del male. Ero venuto semplicemente a dirti che si era suicidato un altro operaio. Un altro tuo ex dipendente. Uno di quelli che hai cacciato a calci in culo due mesi fa, per delocalizzare tutto 'sto casino in Austria. Si dà il caso che quest'ultimo operaio fosse mio fratello. Quando sono entrato e ti ho trovato a incularti quella baldracca di merda. Quando ho visto la cocaina sulla scrivania. Quando ho sentito i suoi gemiti di finto piacere. Beh, non ci ho visto più. Mi è dispiaciuto ucciderla. Io ero venuto per te, solo per te. Se lei non fosse stata così troia da farsi scopare da un vecchio potente col cazzo moscio e il portafoglio duro, sarebbe ancora viva. Invece guardala ora. Guardala, porco dio. Sgozzata come una scrofa. E deve ringraziare il cielo che a sgozzarla sia stato io. Sai, sono un macellaio di altissimo livello. Il mio negozio va bene, nonostante la crisi. La mia carne è di qualità e la clientela è sempre soddisfatta. Sono bravo coi coltelli. Lo avrai notato, spero...

E sai in cosa sono anche bravo? Nel baseball. A livello dilettantistico, sono uno dei più bravi della regione. Da ragazzo ho giocato anche tra i pro, ma non è andata. Adesso mi diverto un po' nelle serie inferiori. Aspetta, voglio farti vedere una cosa...
Eccola qui. Ti piace? La mia mazza da baseball. Personalizzata. Me l'hanno portata dagli Stati Uniti, una decina d'anni fa. Non sai quanti fuoricampo ho fatto con 'sta mazza! Si chiama Lucille.
Ehi, ma mi stai a sentire? Apri 'sti cazzo di occhi, porco dio! Non ho ancora finito con te! 
Non! 
Ho! 
Ancora!
Finito!
Con!
Te!
Lurido!
Bastardo!
Figlio!
Di!
Puttana!

...

Maledetto. Mi hai costretto ad ucciderti subito. Volevo giocare ancora un po', e invece niente. Stavi morendo troppo presto. E non potevo lasciarti andare senza farti conoscere Lucille. Picchia forte, hai visto? Ti ho fracassato le gengive con un solo colpo. E la testa, poi... ti è esplosa, cazzo!
Ah ah ah ah ah!

Sfogo #10/16



Avevo tanto, ma non volevo niente.

La felicità sta proprio nel conquistare le cose, se non abbiamo nulla da guadagnarci uscendo fuori i denti non saremo mai felici.
Questo sono io.

Ho raggiunto una buona parte dei miei obbiettivi e ora voglio tornare indietro per ripercorrerli, ma in un modo diverso. Solo cosi potrò riassaporare la felicita'.

[Semplicemente Andrea]

Sfogo #9/16



L'orizzonte è muto. Ingabbiato dalle nubi. Massacrato dalla pioggia. 
E il nostro amore sta finendo. Non mi chiedo nemmeno perché. So solo che sta accadendo. E che noi non possiamo farci nulla. Non possiamo arginare il crollo della diga. Non possiamo fermare la valanga che ci sta travolgendo.
Io alla finestra, tu sul divano. La televisione è accesa. I nostri occhi spenti. Provo a guardare attraverso le gocce di pioggia che rigano la finestra. Niente. Impossibile. Tu dondoli un desiderio tra le braccia. Sei pallida. Sei stanca. La vitalità ti ha abbandonato. Colpa tua, colpa mia, colpa di dio - se esistesse. Non so di chi sia la colpa. Non mi interessa. Non più, ormai.
Piove nel vento. Gocce portate chissà dove. Vorrei stare con loro in questo momento. Scomparire. Fuggire. Andare via, in balia del vento. Ormai vivo in balia del tempo. I risvegli tutti uguali. Le cene silenziose. Il sesso saltuario e annoiato. La notte gelida. Gli incubi e le ansie. E poi ricominciare. Un'altra alba. Un altro tramonto.
Come se ne esce? Non ne ho idea. Di sicuro, non si può andare avanti. Possiamo provare a tornare indietro, a quando ti suonavo una canzone o ti declamavo una poesia. A quando ci emozionavamo per un tramonto. A quando stavamo rintanati in auto ad ascoltare la musica. Mentre fuori pioveva forte. Forte come adesso.
Vorrei dirti qualcosa, ma so che sarebbe inutile. Ormai ogni gesto, anche il più gentile, ha perso significato per te. La routine ha preso il sopravvento. Tutto è scontato. Tutto è banale. Non c'è più un guizzo, un lampo, uno scatto, una caduta improvvisa. Le ferite che sanguinano sono quelle invisibili. E non si cicatrizzeranno mai.
Mai più.

[Lord Styrner]

Sfogo #8/16



Non urlare.
L'undicesimo comandamento è probabilmente questo. Perché non importa se ciò che dici è giusto o sbagliato: se urli, hai torto. La gente ripete che chi urla lo fa "perché è debole", oppure "perché non ha argomenti validi", o semplicemente "perché non sa avere un confronto civile".
Civile. Aggettivo che indica qualcosa o qualcuno che abbia a che fare con la civiltà. E io, di civiltà, non ne vedo intorno a me. Vedo solo facce da cazzo e facce da morto, pompini fatti senza voglia e baci dati con le labbra secche, inaridite come le anime. 

Non urlare.
Potresti essere anche Nietzsche che sta dissertando sull'utilità e il danno della storia per la vita. Se urli, stai sbagliando. Quindi è sbagliato ciò che dici. Se fosse giusto, se tu fossi convinto di dire qualcosa di giusto e di vero, non avresti bisogno di urlare. Quindi non ti sto proprio a sentire. Non voglio sentirti. Levati dalle palle. Ho di meglio da fare, tipo vedere Hell's Kitchen o leggere un bel post di Selvaggia Lucarelli. Tipo chattare coi colleghi di lavoro. Tipo avere una espressione talmente annoiata da appannare i vetri degli occhiali semplicemente con lo sguardo.

Non urlare.
Al mondo, oggi, non servono i tuoi decibel. Produci, consuma e crepa...ma in silenzio, mi raccomando. Se proprio senti il bisogno impellente di dire qualcosa, occhio alla manopola del volume. Fallo a voce bassa e forse - un forse grande quanto una casa abusiva o quanto lo yacht di Briatore - qualcuno ti ascolterà. Distrattamente, per pochi istanti, ma ti ascolterà. E tu sarai felice.

Sii felice. Non urlare.

[Lord Styrner]

Sfogo #7/16



Epilettici.
Siamo tutti potenziali epilettici. Specie se ci troviamo nei pressi di una caserma dei carabinieri o di un commissariato di polizia. Potrebbe venirci una crisi epilettica e saremmo capaci di spaccarci la faccia da soli, romperci qualche vertebra e - perché no - persino morire.
Così sarebbe morto Stefano Cucchi secondo gli specialisti incaricati dal Gip di fare luce su uno degli omicidi più turpi e stomachevoli degli ultimi anni. 
Pensateci un attimo: vostro figlio viene beccato con qualche grammo d'erba da uno sbirro; viene condotto in caserma e trattenuto; per sei - dico SEI - giorni non avete sue notizie né riuscite a parlargli; dopo sei giorni ve lo riconsegnano morto e ridotto in condizioni pietose, con evidenti segni di percosse e con fratture multiple su varie parti del corpo. Vostro figlio viene fermato dallo Stato, e dopo sei giorni lo Stato ve lo riconsegna morto. Massacrato. Che cosa fareste?
Ecco, io ci ho pensato. Sono sette anni che ci penso. Oggi ci ho ripensato. Se fosse capitato a mio figlio, probabilmente ora non starei qui a raccontarlo. Sarei completamente folle. E starei in galera. Si, perché di certo non avrei consentito ad uno degli aguzzini di mio figlio di continuare a vivere. No, non avrebbe più abbracciato suo figlio e sua moglie, festeggiato compleanni e natali, visto partite di calcio insieme ai suoi cari. 
Starebbe sottoterra, come mio figlio. 
E a fargli compagnia, probabilmente, ci sarebbe anche qualche esponente di quei vergognosi "sindacati di polizia" che adesso esigono, pretendono le scuse della Famiglia Cucchi.

[Lord Styrner]